mercoledì 20 gennaio 2016

Di padre in figlio

20 gennaio 2016

Ci sono momenti in cui, se sei padre o madre, rivivi con dolcezza l’emozione di quando eri semplicemente figlio.
Capita spesso di percepire questa meravigliosa sensazione ma vi sono istanti in cui la fusione delle vite e dei ruoli che ciascuno porta dentro sé, risulta così forte da ridurre ad unicità una intera esistenza.

È capitato a me, oggi, con il corpo disteso accanto a quello di mio figlio influenzato e bollente. I suoi occhi pieni di lacrime mi guardavano immensi cercando di dirmi che non si sentiva bene. Con gesti lenti e armoniosi ha preso la mia mano e l’ha distesa sulla sua guancia, per sentirsi protetto.
Quello stesso gesto che ho fatto anche io quando ero piccolo con le mani dei miei genitori. Eppure avevo dimenticato quell'attimo sebbene fosse ancora così nitido in me il ricordo della sensazione che mi aveva procurato. Il mio cuore si è fermato davanti ad un bisogno così semplice quanto profondo, espresso con una tale lentezza che ne ha rivelato la sacralità.

Ho ricordato quel momento perfetto e l’ho vissuto pienamente e nuovamente come se io fossi insieme la mano e la guancia, la madre ed il figlio, la protezione e lo smarrimento.

L’amore che diamo, consapevolmente o meno, è l’esito di quello che abbiamo ricevuto, visto o desiderato. Non importa in quale contesto si cresca, il numero dei giochi che si posseggono, i viaggi fatti o il tipo di vestiti sfoggiati, la gioia di un bambino passa dai sorrisi, dagli occhi e dalle carezze di chi lo accompagna negli anni dell’infanzia. Quelli dei genitori e dei nonni, degli zii, degli amici e degli angeli che ciascuno di noi incontrerà sulla sua strada.

Di padre in figlio si insegna l’amore, con i gesti silenziosi della cura, con rassicuranti sguardi e fiduciosi sorrisi. Chi non ricorda l’effetto di un abbraccio quando si è sentito smarrito?


Di padre in figlio, il figlio nel padre, il padre nel figlio.

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