La fede spiegata da
un bambino che (forse) ha capito che Babbo Natale non esiste(rebbe). Tempo di avvento.
24 novembre 2016
Non so esattamente cosa accada nella mente di un bimbo tra i sette e gli otto anni
di vita.
Lo scorso Natale mio figlio non si sarebbe mai
sognato di mettere in dubbio l’esistenza di Babbo Natale. Gli ha scritto di suo
pugno la consueta lettera con una lista di regali, mi ha incaricata di
spedirgliela, più volte mi ha chiesto se fossi certa dell’indirizzo.
La notte
della Vigilia di Natale è trascorsa non senza emozione: una passeggiata notturna
dal suo al nostro letto ci ha dimostrato che l’arrivo di Babbo Natale era
aspettato ma anche in parte temuto, ci ha messo di fronte ad una sensibilità
profonda basata sulla certezza della sua esistenza.
Le domande tecniche sul
parcheggio della slitta, sull’apertura della finestra dall’esterno (mancando il
camino, ovviamente, si sperimentano nuovi ingressi in casa), sull’orario del suo
arrivo hanno trovato presto risposta. Babbo Natale non lo abbiamo mai visto
nemmeno noi, abbiamo da sempre atteso il suo arrivo, abbiamo trovato i segni
del suo passaggio, ma a nessuno è dato vedere i suoi movimenti, data la
segretezza e complicatezza della sua missione.
Quest’anno però le domande sono cambiate ed i profili
tecnici sono stati sostituiti da quelli filosofico-esistenziali.
Se nessuno ha
mai visto Babbo Natale, come possiamo essere certi che esista?
Ignorando di essere ascoltato, il mio bimbo spiegava al suo
fratellino più piccolo questo aspetto. A metà discorso, però, gli ha proposto una
possibile risposta risolutiva di cui pareva proprio convinto.
Babbo Natale esiste perché ci crediamo. E
crediamo perché esiste. Non ha usato queste parole ma il concetto era il
medesimo:
“Sarà così, forse, come succede con Dio. Io non l’ho mai
visto ma sento che esiste. Perché ci ha dato tante cose, tante persone e questo
significa che esiste anche se non lo abbiamo visto mai. Babbo Natale è uguale, non importa vederlo, ma se
ci credi lo puoi vedere nelle cose che porta, e quindi esiste.
A scuola abbiamo
studiato i nomi astratti, che sono i nomi che di riferiscono alle cose che non
vedi ma che esistono perché le senti. Come la gioia, l’amore, la tristezza, la
rabbia, l’amicizia”.
Non credo che sia complicato, se ci crediamo. La fede è come una magia,
ad otto anni come a quaranta, un avvento che porta ad una attesa interiore.