martedì 2 gennaio 2018

Capita a dicembre. A Bitonto.



Capita un anno, nel mese di dicembre, che per ben due volte il paese in cui siamo nati e cresciuti, Bitonto, venga posto sotto i riflettori mediatici per due notizie terribili.  
La prima, solo apparentemente la meno grave, racconta di una giovane e candida scolaresca a cui è stato sottratto il concerto di Natale perché alcuni genitori hanno litigato, nei minuti che precedevano l'inizio, per i posti a sedere. 

La seconda, gravissima, parla di una donna che è morta colpita accidentalmente da un proiettile, indirizzato ad altri, in una strada del centro storico, in un giorno di sole di fine dicembre. 

Capita di ascoltare, in televisione, sul web, dovunque, i racconti di una delinquenza dilagante. Capita di comprendere, nelle parole di chi ti circonda, l'alone di ribrezzo, di paura e di pericolo generato da questi terribili fatti.

E noi, che da quel paese siamo andate via, perché le nostre vite ci hanno condotto verso nuovi luoghi, portiamo dentro un ricordo e un pensiero. 

Il ricordo delle strade dove i terribili fatti sono avvenuti sono le medesime strade delle nostre fanciullezze, che hanno formato in noi il senso del bello, del borgo, del collettivo. Su quelle strade giornalisti d'assalto oggi intervistano giovani bitontini, così lontani dal nostro sentire. 

Il pensiero è di vergogna e di dolore perché la delinquenza si genera nel tessuto umano e a quel tessuto apparteniamo anche noi. Quella violenza ci chiede di parlare, per raccontare una Bitonto diversa, abitata da persone civili, educate e sensibili. 

Una Bitonto dove tanti nostri cari, nostri amici, vivono ed operano come cittadini onesti. Tesi al giusto, all'equilibrio, alla sobrietà e alla civiltà. Persone, i nostri genitori, i nostri fratelli, i nostri amici che ci hanno insegnato il senso del lavoro, il valore dello studio, il peso delle azioni, lo spazio delle responsabilità.

Capita che questo volto della nostra Bitonto non venga raccontato, perché non fa notizia. Eppure quella parte, corposa, di bitontini che ha provato dolore e vergogna per il profilo corrotto del proprio paese descritto dai media, non si riconosce negli esempi negativi raccontati. 

I bitontini che conosciamo, alla recita, si sarebbero alzati lasciando il posto in prima fila. Lo avrebbero fatto perché sanno che i bimbi ci guardano e agli esempi che osservano, si ispirano. 

I bitontini che conosciamo ricorderanno la notte di San Silvestro del 2017 come una notte di lutto e di silenzio, per la violenza inaudita espressa.

La nostra Bitonto ha molte ferite, ha molti lividi. 

La nostra Bitonto porta in sè molta bellezza, molta forza e molta dignità. Di qui dobbiamo partire per concepire il nostro futuro.


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Grazie Anna, Grazia, Isabella, Marica, Miriam, Sonya, Tania, amiche con cui poter sempre parlare, grazie alle quali mi arricchisco e continuo a crescere, come quando eravamo vicine. 



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