martedì 28 settembre 2021







Lo devi leggere (3)
Oggi faccio azzurro, di Daria Bignardi, Mondadori Editore, 2020




Mi è accaduta una cosa strana stamattina. 

Ero seduta in un tavolino fuori ad un caffè con una mia amica. Ci siamo sedute sul retro del bar, preferendo quel luogo intimo al più vivo cortile davanti. Ci eravamo ritagliate un attimo per aggiornarci sui nostri giorni, sulle scelte, sui pensieri e sui tempi che viviamo.

 

C’erano tutti i tavolini vuoti intorno a noi e tante sedie intorno a ciascun tavolo, in attesa di accogliere persone. 

 

Si è avvicinato un signore, sulla settantina, serioso. Ci ha salutato cordialmente. Ci ha chiesto se avesse potuto prendere la sedia che era accanto a noi. “Serve per mia moglie, siamo seduti lì davanti e non ci sono sedie! Sapete, sono due anni che non sta bene, poverina!”

 

Tra tutte le sedie vuote, ha pensato di chiedere a noi quella che era accanto alle nostre. Perché? Avrebbe potuto prenderne una altra e non chiedere nulla a nessuno. Eppure no, ha avuto il bisogno di parlare con noi.

 

Il dolore non piace a nessuno. Però tutti lo abbiamo incontrato, in qualche piega della nostra vita, in qualche racconto consegnato dai genitori, in qualche relazione vissuta. La vera fatica è accettare il dolore che proviamo, abbracciarlo e in fondo superarlo, standogli avanti piuttosto che sotto, a sorreggerlo con ogni forza possibile.


Abbiamo bisogno di portarlo addosso, di indossarlo e se possibile mostrarne gli effetti e le ustioni per comprenderne il senso.

 

Ieri sera ho finito di ascoltare un libro che consiglio e che, come spesso accade, mi ha dato le parole che cercavo proprio oggi. Lo legge l’autrice, una eclettica, profonda, spiritosa ed intelligente Daria Bignardi, esempio ed icona di una generazione, la mia, di forza al femminile. “Oggi faccio azzurro”, il titolo perfetto per la storia che racconta


Protagonista indiscusso il dolore, proveniente da diverse epoche, diverse persone e da diverse prospettive.

 

Il primo dolore è quello vissuto nel presente, da una donna abbandonata, incredula e ferita. Una donna, Galla, piena di spirito, con qualche cicatrice e deliziosi ed insiemi amari ricordi. Il racconto - che ascoltato diventa speciale perché la voce, si sa, ha una potenza intima e penetrante - testimonia l’evoluzione di questo malessere, la ricerca delle ragioni e la scoperta coraggiosa di una via di guarigione.


C’è poi un dolore raccontato, come memoria, da una donna che viene dal passato e che rappresenta il riuscitissimo collegamento tra le emozioni, l’amore, le passioni da un lato ed i colori, l’arte e i bisogni espressivi dall’altro. Una donna la cui voce diventerà una amicizia o forse un nuovo modo con cui Galla imparerà a prendersi cura di se stessa. Una donna che saprà rendere familiare a chi legge, la vita di un artista, avvicinandolo a noi.


C’è poi il dolore di chi, per professione, aiuta gli altri a superare il proprio. La “psi”, la donna e il medico, la moglie, la madre diventa lo specchio di un dolore che ci accomuna, che ci divide per unirci, che ci piega e ci chiede di raccogliere le forze. 


L’ultimo dolore è quello delle altre voci narranti (che si alternano a Galla con un espediente narrativo che funziona) e degli altri personaggi secondari. Tutti diversi ma in grado di rivelare la difficoltà collettiva di crescere, di amare, di accettare strappi, sbagli e rifiuti e di superare le paure più  intime.


Le risposte, se e quando arrivano, seguono la strada dell’amicizia, del reciproco supporto e di un coro di voci di cui vorremmo tutti ascoltare il concerto e l’esibizione.


“Le stia vicino, porti pazienza” la mia amica ed io abbiamo risposto a quell’uomo di stamattina e lui ha ricambiato con un sorriso nuovo.


Un sorriso, un ascolto, un caffè speciale che aveva lo stesso azzurro di quel libro. Pieno di tenerezza.


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“Le cose succedono, e quando succedono si governano. La vita è come l’atelier di un pittore: ci sono tele appoggiate alla parete e altre sul cavalletto, in lavorazione. Ci sono i colori, le tavolozze, i modelli. E l’ispirazione, che guida l’autore dentro l’avventura della sua opera.”

[Daria Bignardi, Oggi faccio azzurro]

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