martedì 22 marzo 2022

(Im)potenza, potere, possibilità

(Fare qualcosa con quello che si ha)

marzo 2022





Quasi tutte le persone che incontro e con cui parlo della guerra, del momento triste, angosciato e difficile che viviamo, mi raccontano, ciascuna a modo suo, del loro sentimento di impotenza.

Di una “assoluta e avvilente assenza delle normali o necessarie capacità” di cui un essere umano è o dovrebbe essere in possesso.

Per qualcuno questa impotenza si traduce in angoscia, in turbe notturne e sospiri diurni. 

Per altri in rabbia e incapacità di vivere con gioia il proprio presente. 

Per altri ancora in assenza di reazione.

E poi c’è chi prova a porre tra se stesso e le notizie di bombardamenti e sirene, tra i propri occhi e le immagini dei civili in fuga, feriti, uccisi, tra la propria vita e quella degli altri una distanza di salvataggio, un distanza “sociale” a cui una odiosa pandemia ci ha abituato e che per mesi è apparsa l’unica via di salvezza.

Quando non si può fare niente, pensiamo, è meglio non fare nulla.

Questa guerra, il cui racconto è diventato ora mediatico e virale, è qualcosa che possiamo solo ascoltare, subire e accettare.

Eppure siamo noi che viviamo questo mondo che subiamo, siamo noi che ascoltiamo, siamo noi dall’altra parte. Ci sentiamo impotenti, ma siamo vivi.

Siamo noi che lavoriamo, tutti i giorni e per la maggior parte dei giorni della nostra vita. 

Noi che desideriamo essere persone in grado di partecipare e di incidere nella società in cui siamo immersi.

Siamo noi, sempre noi. Quelli che disegniamo sin da bambini il nostro futuro, scegliendo percorsi, amicizie, valori, esempi.

Siamo noi che cerchiamo di completare la nostra felicità cercando qualcuno da amare.

Siamo noi che, quando incontriamo le montagne invalicabili della nostra vita, sfoderiamo forze che ritenevamo impossibili, sovraumane e potenti.

Siamo noi che, nel corso del tempo che ci viene regalato, impariamo a correggere gli errori commessi, a ritrovare le strade smarrite, a solcare percorsi nuovi e inauditi.

Siamo noi che impariamo a lottare, a non dormire, a perdonare, a rimediare, ad affidarci agli altri, a condurre chi ha bisogno di noi.

Siamo impotenti? Cosa possiamo fare?

Nessuno ha una risposta. Io non ho una risposta.

Ma io ho le mie mani, il mio cuore e la mia testa.

Tutti hanno le mani, il cuore e la testa.

Il cuore, il primo che pulsa, ci fa pregare. Perché sentiamo, profondamente e a livelli di coscienza differenti, che esiste qualcosa che non tocchiamo, qualcuno che non vediamo, una realtà che va aldilà della nostra comprensione. Il cuore ci fa percepire l’esistenza di un universo di cui siamo parte e ci apre ad accogliere gli altri, a fare nostre le loro paure, le loro battaglie.

Le mani, quelle che non riusciamo a tenere ferme, ci fanno prendere il buono di quello che abbiamo intorno, ci fanno costruire case, ci fanno riassettare i letti dove ogni cuore deve riposare, ci fanno preparare pasti per nutrire i corpi. Abbracciare i corpi di chi ha paura. 

Il cuore ci rende grati quando quelle case, quei letti, quei pasti li preparano altri per noi.

Le mani prendono altre mani, salvano chi annega. 

Le mani afferrano chi ci salva.

Prendono e lasciano.

La testa ci fa pensare, ci chiede il tempo per muovere le mani e orientare il cuore, è una bussola che ci indirizza quando dobbiamo reagire, quando dobbiamo dialogare con chi è contro di noi, quando dobbiamo spiegare le nostre ragioni e provare a comprendere quelle degli altri.

La testa ci dice che non dobbiamo essere presuntuosi nel prevedere le verità che riguardano il mondo e noi. Non possiamo svegliarci al mattino e sentenziare che non sarà un giorno importante per noi, per gli altri. 

Possiamo fare tutto o niente, partendo dalle nostre vite.

Siamo tutti sconfitti a metà quando qualcuno muore a causa di una guerra.

L'impotenza non è mai totale al pari della potenza, c'è sempre qualcosa ancora possibile. Ogni parola vale, ogni gesto produce energia, ogni istante è essenziale quando comprendiamo che la nostra vita è adesso.

Questo è il tempo per vivere nel modo migliore le nostre vite, provando ad essere la migliore versione di noi stessi. Costruendo la pace nel nostro piccolo mondo. 

Pregando che questo sentimento contagi l’universo, curando le ferite inferte.

Accogliendo.

Preparando.

Correndo.

Lavorando.

Parlando di pace.

Raccontando la pace.

Vivendo la pace.

Scrivendo la pace.

Credendola possibile.

Amando.






Veglia (Giuseppe Ungaretti)

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita



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