martedì 19 luglio 2022




Lo devi leggere (5)


Sulla fede.

Sulla fiducia.

Sulla felicità.

 

 

"Amatissimi" di Cara Wall

 


 

Il titolo di questo libro mi ha subito catturata.

 

I superlativi assoluti sono sempre idealizzati, carichi di aspettative e molto ambiti.

 

L’immagine, poi, ha colto nel segno, considerando che il dipinto che presenta l’edizione italiana del libro è di Edward Hopper, il pittore che ha raccontato, con una vena realista e a tratti ipnotica, la solitudine della vita americana del XX secolo, dello stile di vita delle città e dell’abisso delle individualità umane. Il suo più celebre dipinto è Nighthawk, i Nottambuli, che ritrae 4 persone in un bar di Manhattan, in una città deserta e buia, che si ritrovano, ciascuno con il proprio mondo interiore, a condividere uno spazio di luce comune.

 

Bene, il dipinto di Hopper scelto per questo libro è ambientato in una stanza di New York, dove un uomo ed una donna trascorrono il tempo insieme pur rimanendo ciascuno impegnato nella sua attività, la lettura di un libro e di un giornale.

 

Il romanzo racconta, in una prosa coinvolgente, cinematografica e quieta, questa scena: la necessità di stare insieme, di credere, di condividere nonostante la consapevolezza di differenze enormi tra le persone, tra le storie passate che ciascuno porta addosso, tra gli sguardi verso il futuro.


Racconta di come la vita ci chiami ad impegnarci, nelle relazioni, nel lavoro, nei ruoli che rivestiamo e di quanto la qualità di questo impegno derivi dal rispetto e dall’amore che proviamo per noi stessi mentre viviamo.

 

Ci sono due coppie, due uomini e due donne: Charles e Lily, James e Nan.

 

Charles è un ragazzo che, opponendosi alle aspettative paterne, lascia il mondo della scienza e dello studio illuminato per studiare teologia e diventare pastore di Dio. Ha da sempre sentito nella sua vita l’impronta di un Creatore, la sua è una fede pura e compatta. Anche quando incontra Lily, ragazza ostile, ostinata, indipendente, non credente e apparentemente dura, che serba un dolore antico per la perdita dei suoi genitori, per Charles è tutto chiaro: l’amore per quella donna rientra nel disegno che Dio ha per lui e la corteggia senza indugi, la sposa e la conduce con sé. 

Lei si innamora dell’uomo, non del pastore - come dice lei stessa - e lo segue, pur carica di sospetto e muri interiori.

Inizia per loro un rapporto di coppia che è insieme onesto, maturo, proprio perché nato dalla consapevolezza di una diversità di fondo dei propri credo e dei propri sguardi (di cui a dire il vero non parlano mai), ma anche irrisolto e monco, proprio a causa della stessa distante visuale e della difficoltà di comunicare nel profondo.

 

E poi c’è James, un ragazzo dalle origini umili che sente dentro di sé il bisogno di agire per un mondo più equo e solidale, di lasciare il segno, di sostenere le persone più deboli e svantaggiate e, quando si innamora di Nan, figlia di un pastore, dalla vita chiara e trasparente e fin troppo perfetta, decide di diventare pastore anche lui, nonostante la sua vocazione non sia aulica o visionaria ma concreta, inquieta e tutta umana. Nan lo seguirà anche lei ma proprio in questa perfezione rarefatta vedrà con il tempo le crepe di una esistenza che dovrà ancora compiersi.

 

I quattro ragazzi diventano uomini e donne e ad un certo punto i due pastori vengono chiamati a condividere un ministero congiunto in una chiesa di New York, la Terza Chiesa Presbiteriana del Greenwich Village. Lì c’è tanto da fare e la Congregazione ha bisogno proprio delle due vocazioni di Charles e James: di un pastore che predichi, che rassicuri sull’esistenza di Dio e sui suoi segni, che ascolti le confessioni e le storie dei parrochiani e di un altro che agisca, che permei nei quartieri poveri e malfamati di New York, che includa le storie difficili che non tutti vogliono ascoltare. 

 

Il romanzo racconta di come quattro persone così diverse possano vivere insieme, a due a due come coppie, in quattro come amici e dentro una comunità più estesa come chiesa. 


Racconta di quanto tempo ci sia bisogno per accettare che le differenze tra noi e gli altri non sempre ci allontano ma più spesso arricchiscono il nostro sguardo, di quanto l’amore non si fondi sempre sullo stesso credo ma sul bene reciproco, sulla ricerca di un posto dove la nostra esistenza acquisti valore.

 

Le coppie poi diventeranno famiglie e il cerchio delle relazioni si allargherà a nuove vite, che, racconta la Wall, spesso diventano la risposta a interrogativi antichi sulle nostre esistenze. 

 

I figli, come tutti gli altri ma più evidentemente degli altri, non sono come noi, non sono sempre come li immaginiamo ma il loro arrivo diventa una opportunità, forse quella più importante, per uscire dal nostro muro interiore e accettare l’altro, la vita e avere fiducia nel mondo.


La fede si trasforma in fiducia e al lettore pare che Dio agisca attraverso gli uomini, attraverso la loro quotidiana responsabilità.

 

Questo è un romanzo sulla fede, sulla fiducia, sull’amicizia e sull’impegno.

 

La preghiera, come l’amore d'altronde, diventa più grande se ci si impegna quotidianamente in essa.

 

L’amicizia pure, quando è dono, non teme rivalità né gelosia.

 

I quattro personaggi si mescoleranno, si scambieranno le pelli: i più forti in apparenza, Charles e Nan vedranno gli abissi prima sconosciuti e incomprensibili mentre gli inquieti James e Lily intravedranno strade che prima erano ignote, troveranno soluzioni per se stessi e per gli altri.

 

La scelta del dipinto di Hopper è geniale anche in questo, perché nello stesso quadro c’è a destra un libro, che forse rappresenta la storia, il passato, le radici, le fondamenta di ciascuno di noi, e a sinistra un giornale, che rappresenta l’oggi, la vita che si consuma, l’impegno quotidiano. La sfida è porre in dialogo questi due mondi, il nostro passato con il nostro presente, i dolori di ieri con quelli di oggi.

 

Mi porto dentro, di questa lettura, l’idea che quello che nutriamo in noi diventi poi nutrimento esterno, la parte di noi che curiamo di più divenga il simbolo di ciò che anche gli altri vedono in noi ed infine quello che neghiamo a noi stessi si trasformi in muro e negazione verso chi è intorno a noi.

 

L’importanza di partire dall’amare se stessi per poter imparare ad amare gli altri.

 

Amatissimi, esordio di eccezione, da leggere certamente.

 

 

 

 

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