mercoledì 31 maggio 2023

COSTITUZIONE ITALIANA | PAeSI - Pubblica Amministrazione e Stranieri  Immigrati




Le occasioni da cogliere (anche quando siamo feriti).

Siamo ancora in tempo.

 

 

Qualcuno, che nessuno conosce, ha deturpato la nostra scuola elementare. Quella scuola che i nostri figli frequentano da anni, scenario e palcoscenico dei loro giochi, del loro apprendimento e dei loro anni più spensierati.

 

Lo ha fatto di notte, con la complicità del buio, con strumentazioni notevoli che gli hanno concesso di coprire di vernice quasi ogni angolo dell’edificio, persino i luoghi più alti. Con la specifica volontà di imbrattare di rosso muri e cortili che prima sfoggiavano un color mattone d’altri tempi. 

 

Lo ha fatto perché ha ritenuto che quello fosse il solo modo di comunicare agli altri il suo pensiero politico sui vaccini, sull’agenda 2030 e sulla trasformazione digitale. E usando parole terribili come morte, assassini, trappola.

 

Ha violentato la scuola. Sono state ore di angoscia perché dirigenti, insegnanti, genitori e anche bambini si sono interrogati, ognuno nel suo ambiente, sulle ragioni di un atto tanto vandalico. 

Ciascuno di noi ha il suo pensiero e ciascuno di noi ha diritto di sentirsi conforme o contrario alle scelte di chi ci governa. Non è una colpa avere un pensiero diverso.

 

Si chiama democrazia e per questa tanti nonni e genitori hanno dato la vita, lottando e garantendo a noi, oggi, la libertà di espressione e pensiero. 

 

Eppure viviamo in un mondo che, tra imperfezioni e migliorabile, funziona grazie ad alcune regole che ne determinano l’efficienza. 

 

Gli esempi sono tanti, la sanità, la scuola, le strade, i luoghi di lavoro, le associazioni sportive, l’aiuto alle fasce più deboli, le piazze, i trasporti…

Come potrebbe funzionare tutto, seppure con errori e lacune, se alla libertà del singolo non venisse posto un limite sacrosanto e imprescindibile, dato dal rispetto delle cose comuni, dalla libertà dell’altro e dalla accettazione di regole condivise di civiltà? 

 

Tutta questa storia della scuola equivale, per chi lo ha causato, ad una occasione perduta. Perché le idee di ciascuno, quando sono preziose e sentite, meritano altri modi per essere diffuse. Strumenti civili di divulgazione, proteste democratiche e non vandalismo puro che offende e ferisce. 

Nessuno può dirci cosa pensare ma le modalità con le quali esterniamo il nostro pensiero rientrano nelle regole del vivere civico, dei diritti costituzionali e della società civile.

 

Eppure ai nostri bimbi vorrei dire che per noi questa è una preziosa occasione da cogliere. 

 

Per ricordare anche da grandi il dolore intimo di chi viene offeso o degradato.  Se siamo in grado di ricordare come ci siamo sentiti oggi, difficilmente causeremo ferite simili agli altri. 

 

Per capire il senso della libertà, che è l’unico bene che dobbiamo salvare ma per il quale occorre coscienza e rispetto dell’altro.

 

Per imparare a mettere il nostro viso e la nostra storia quando comunichiamo un pensiero, ad essere responsabili dei nostri gesti. 

 

Per capire che la scuola, gli adulti, la vita in generale non deve dirci cosa pensare ma deve offrirci gli strumenti per creare il nostro pensiero. 

 

Per ricordare che il rispetto delle regole è una regola del vivere comune.

 

Per denunciare chi è violento, nelle azioni e anche con le parole. 

 

Per imparare a difendere quello a cui teniamo. 

 

Per imparare a diffondere il nostro pensiero attraverso canali e strumenti civili. 

 

Per comprendere la bellezza di tutto quello che ci circonda. E la bellezza merita rispetto. 

 

Chiunque abbia compiuto questo gesto non ha compreso con ogni probabilità, quando era bambino, questo insegnamento. Altrimenti non avrebbe certo agito in questo modo.

 

Noi però siamo ancora in tempo. Con i nostri figli e con noi stessi.

 

Salviamo la nostra libertà, difendiamo la civiltà e la Scuola, che è il luogo più importante di tutti, curiamo la voce con cui parliamo, costruiamo senza distruggere. Almeno noi.

 

 

 

 

 

P.S. Il primo articolo della nostra splendida Costituzione attribuisce la sovranità al popolo, ma ci chiede di esercitarla nei limiti e nelle forme della Costituzione. 

1 commento:

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