venerdì 1 gennaio 2021

Il bene "dentro"

1 gennaio 2021


Tutti noi, me compresa, abbiamo salutato il 2020 con gioia, quasi desiderando di cancellare un tempo in cui siamo ci siamo sentiti derubati di tutto. 

Eppure dentro al cuore c’è un sentimento diverso, quasi muto perché intimidito dall’eco condivisa dell’altro e perché profondamente diverso e rivoluzionario: la gratitudine. 

Per giorni faticosi che ci hanno lasciato qualcosa di profondo. Esiste un versetto evangelico che mi ha sempre colpito e che recita: "Se da Dio accettiamo il bene, perché non accettiamo il male?" Mi ricorda un po’ gli insegnamenti che ho ricevuto da bambina, l’impegno a sbrigare prima il dovere che il piacere, la fotografia costante dei miei genitori insieme sempre in salute e in malattia, in povertà e ricchezza, i no ricevuti, enormemente più numerosi (e meno memorabili) dei pochi, importanti ed indimenticabili sí, che però erano per questo meravigliosi. 

E allora mi chiedo, perché non riconoscere a questo anno passato una dignità pari a quella dell’anno che viene? Ha portato dolore, morte, tragedie immani ma perché non accettarlo come una parte del nostro percorso, come un altro volto di un mistero sconosciuto di cui la vita è intrisa? 

Negli ultimi mesi mi aveva colpito la storia di un uomo che aveva perso la moglie dopo una lunga malattia e raccontava dei loro ultimi anni come un periodo stupendo della loro vita, nonostante l’aggravarsi del male, le limitazioni e il dolore. Perchè l’amore aveva riempito ogni piega e perché dentro al male c’era anche tanto tanto bene, nascosto dentro ma intatto nel suo valore. Questo sentimento di gratitudine non irride la sofferenza, non se ne prende gioco e non la cancella. Tutt’altro. La orienta, la riempie di fede e di amore. 

Quindi grazie 2020. Di averci ricordato che siamo fragili e miseri, egoisti, codardi e peccatori ed insieme generosi e capaci di slanci di fratellanza, coraggiosi e liberi, anche dentro quattro mura. 

Grazie per la tenacia di uomini che hanno salvato, aiutato e  curato altri uomini. Mi piace pensare che un uomo, quando fa del Bene, non rappresenta solo se stesso ma l’intera umanità. 

E gli anni, anche quando difficili, non andrebbero mai letti come singoli pezzi ma come un cammino lento della storia individuale e collettiva che, per aspera, punta sempre e fortemente alle stelle.

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