martedì 4 febbraio 2025


 Lo devi leggere (8)

I viaggi (e i libri) necessari


Tutti gli indirizzi perduti 

di Laura Imai Messina, Einaudi Editore


 

Se questo libro fosse un gesto, sarebbe una carezza.

 

Offerta da mani antiche, dalle mani grinzose di un nonno dagli occhi buoni e dalla voce profonda e rivolta ad un giovanissimo nipote dalla pelle rosea e vellutata. Come quella carezza che una madre muta potrebbe indirizzare alla figlia mentre la voce di una altra donna le legge favole e storie meravigliose, prestandole la voce.


Carezze che bagnano il viso come acqua di oceano, che hanno il profumo della carta di un libro che si sfoglia, che sfuggono alla fretta di amarsi a tutti i costi e costruiscono il lessico di un volersi bene lento e profondo.

 

Risa, giovane ricercatrice universitaria, vestita quasi sempre in maglietta bianca e jeans, alla ricerca di se stessa e protagonista di questa storia, compie con il lettore due viaggi necessari.

 

Il primo, fisico, verso una isola quasi disabitata del Giappone nel mare interno di Seto, dove esiste un ufficio postale speciale che raccoglie tutte le lettere e le cartoline che, per motivi diversi, non possono essere recapitate al destinatario. Lettere dedicate agli oggetti, alle stagioni, a se stessi del passato o del futuro, a persone incontrate per caso e poi mai più viste, a luoghi, a suoni, a figli persi, a fiori, ad animali, al tempo. Lettere perdute ma presenti, urgenti, piene.

 

E un altro viaggio, questa volta interiore, intimo ed insieme doloroso e catartico, che Risa compie dentro se stessa, dentro i suoi ricordi passati e dentro gli urgenti bisogni di verità.

Un viaggio teso a incontrare nuovamente Marie, la sua mamma, una donna speciale ed unica, in un luogo diverso dall’esistenza terrena. Risa desidera incontrare sua madre dentro le lettere o i pensieri che anni prima ha indirizzato a sua figlia e che forse ha spedito proprio all’Ufficio postale "alla deriva".

 

Ma a ben guardare c’è un terzo viaggio che Risa compie in questo tempo. 

 

Il viaggio nelle vite degli altri, nei loro sentimenti, nei loro ricordi ed in ognuno di questi mittenti Risa, e noi che leggiamo con emozione ininterrotta sin dalle prime pagine con lei, troviamo tracce di esistenza privata.  


Un viaggio il cui esito non è scontato. Perché incontrare l’altro è sempre faticoso e difficile, ma, quando siamo pronti all’ascolto, ogni confidenza può diventare un dono da ricevere con gratitudine.

 

La scelta della lettera, quale luogo a cui affidare un pensiero, leggero o folle o persino inconfessabile, regala a chi scrive lo spazio di esprimersi senza limite, senza pausa, senza gli schemi comunicativi del dialogo. E contemporaneamente consente a chi ascolta di rimanere dentro alle parole che riceve, di annusarle, ingoiarle e farle proprie, in piena accoglienza dell’altro.

 

Risa leggerà per il lettore numerosissime lettere di altri, frammenti di missive perdute. In ognuna troveremo un "amo d’oro" (citando la migliore amica di Risa, dolce figura specchio della protagonista)a cui abboccare, per nutrire un ricordo perduto, un sentimento provato o anche solamente un racconto ascoltato e dimenticato. E il lettore si troverà più volte con gli occhi imperlati e il cuore spogliato, perché qualcuno ha saputo leggere pensieri tenuti al riparo.

 

Risa (e sempre noi con lei) raccoglie tutte quelle sensibilità ricevute dalle lettere che legge e che ha il compito di catalogare ed in esse trova la cura alla propria inquietudine, la strada per ricevere le risposte che cerca da una vita. Il legame fortissimo che la lega alla figura di suo padre, postino anche lui, le offrirà una lente privilegiata per cogliere la forza curativa della parola scritta.

 

Tra una lettera e l’altra, poi, la delicata penna della scrittrice ci regala una storia. 

 

D’amore, quello di un giovane isolano dai gesti delicati e dalle parole morbide. Un uomo che quell'amore saprà attendere, incontrare, vegliare e ritrovare.

 

Una storia di genitorialità, di madri e padri che offrono ai figli una versione di se stessi che spesso non coincide con la storia che hanno vissuto al solo scopo di non tramandare loro dolori profondi.  

 

Una storia di figli che cercano le ragioni dei genitori e che, esausti, scoprono che l’amore non va indagato, il bene non richiede di essere studiato, nonostante la follia delle menti.

 

Una storia di amicizia tra generazioni, tra anziani e giovani, tra chi fu e chi c’era tra passato e presente. Una storia personale ed insieme di tutti.

 

Una storia di ricerca, di rinascita, di una felicità sussurata, senza proclami o sfarzo, ma semplicemente presente. 

 

Avevo bisogno di un libro così per far pace con il rumore del mondo che talvolta racconta senza ascoltare.



p.s. La consapevolezza di poter e dover "amare" lo sconosciuto, di vedere l'umanità nell'estraneo, di nutrire il proprio pensiero attraverso la vita di chi non conosciamo, è anticamente rivoluzionario e può davvero curare l'umanità. Perché, se conoscere l'altro non è la condizione per amarsi, ci si può davvero salvare anche nonostante la nostra intima solitudine. Cinque stelle.



"L’amore non si studia Risa. Mai mettere in questione la gioia, semmai serve indagare l’odio perche ciò che si disseziona cambia forma e non si riesce più a vederlo nello stesso modo. Le cose belle sentile, non metterti a toccarle. Le cose brutte mettile in discussione quanto ti pare"

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