mercoledì 16 settembre 2015

Un figlio non ama come un padre.
16 settembre 2015


Ogni genitore, lo sa. Ogni madre, ogni padre.
I figli non appartengono a noi. 
Già quando inizia tutto questo, quando inizia la meravigliosa avventura dell'attesa, della vita, si capisce bene questa semplice regola. I propri figli sono splendidi doni, che richiedono ascolto, energia, ricchezza di spirito, fatica, coraggio, sorrisi, parole, silenzi, musica.
Ma sono doni di una qualità unica ed eccezionale, sono doni che non hanno redini, non hanno padroni, non hanno programmi, non hanno istruzioni, non hanno scatole. Sono doni che appartengono al mondo, pur abitando nelle nostre case, pur dormendo nei lettini che ogni giorno con dolcezza cerchiamo di preparare per loro. Pur nutrendosi di noi, sono doni che non appartengono a noi.

Negli occhi di nostro figlio, stamane, perduti e preoccupati, sulla soglia del cancello di scuola, abbiamo letto tutto questo. 
La paura di affrontare un nuovo percorso, il desiderio di scappare via, magari con noi, tornare al mare, all'estate, ai giochi.
Il bisogno di un sorriso, di un abbraccio, il suo anelito verso di noi, quasi pari al nostro. Per un attimo ho quasi pensato che il suo cuore fosse nostro, che non potesse vivere senza di noi, che non fossimo poi così diversi, terribilmente legati gli uni agli altri.

In fila, uno accanto all'altro, li osservavamo con sofferenza. Un suo amico, che nella nostra memoria sarà indimenticabile, gli ha bisbigliato qualcosa, gli ha parlato frantumando il suo muro di paura. Sul viso prima triste è apparso un sorriso, timido ma forte, nuovo e bellissimo.
In pochi secondi mi è parso tutto chiaro. Nulla di nostro figlio appartiene a noi. La sua vita, il suo futuro, il suo presente, il suo amico, la sua scuola, le sue paure, le sue forze appartengono solo a lui. Ha davanti a sé una strada così straordinaria, colma di tutte le possibilità che il mondo potrà offrirgli, ricca di tantissime scelte, le sue, solo le sue. Ho letto nei suoi occhi, gli stessi di prima, la sua libertà, la sua indipendenza, il suo futuro.

Quel sorriso conquistato mi ha insieme rassicurata e scossa. Ho capito che l'amore di un figlio per i suoi genitori non è uguale a quello dei suoi genitori per lui. Il suo è un amore libero, sincero, che non chiede di essere legato, che chiede ali per divenire pieno. Il nostro amore per i figli è profondo, viscerale, è fisico, è strettamente saldo ai loro corpi, ai loro movimenti, alle loro scelte, alle loro azioni, al loro esserci. 
Ho capito che possiamo, dobbiamo imparare da loro, dai nostri figli. Ad amarli con libertà, lasciando che la vita li prenda, li convinca, li attragga. Stando accanto a loro ma senza peccare pensando di possedere la loro vita. 
Vorrei amare i miei figli con questa libertà, affinché possano esprimere pienamente quello che hanno dentro, i loro talenti, il loro dono.
Non sapremo mai quello che il suo amico gli ha bisbigliato, accendendo in lui una calda gioia. Non potremo saperlo mai.
Quello è il suo ricordo, il suo amico, il suo momento.



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