mercoledì 19 aprile 2017

Tutti convocati
(aprile 2017)


Se hai un figlio o una figlia appassionata di calcio, basket, rugby o pallavolo, prima o poi ti capiterà di leggere, su un foglio incollato al muro, in una palestra o in un cortile, in un tardo pomeriggio di inizio primavera, le convocazioni per la partita del fine settimana. Quella più importante del campionato, quella decisiva per la squadra. 
E potrà capitare, a seconda di quanto talento, grinta e carattere abbia il tuo bimbo o la tua bimba, di leggere il suo nome in mezzo ai convocati o di cercarlo invano. Potrà capitare che qualcuno ci rimanga male. Meno spesso accade di leggere la delusione negli occhi dei bimbi esclusi, perché ciascuno di loro sa quando e perché è chiamato a partecipare. Più sovente potrai leggere rabbia o amarezza nei genitori che cercano in quella lista la conferma di un talento fenomenale che intravedono nei figli. E poi c'è sempre un allenatore o una allenatrice, che è chiamato a decidere e che subisce critiche, qualunque sia la decisione.

In tarda serata, mentre metti via tutti gli indumenti umidi dell'allenamento e cerchi di appaiare i calzini, di dividere i colori in lavatrice, hai una illuminazione e capisci davvero il senso di questi conflitti.

A questa partita siamo tutti convocati, pensi. Ma in pochi rispondono come dovrebbero. 
Siamo convocati come genitori ad accettare i figli per quello che danno e sono. Convocati ad educarli all'attesa, all'allenamento costante per rinforzare il proprio carattere e costruire la propria forza interiore. Convocati a stimolarli, se pigri, a ridimensionarli quando si riempiono di esuberanza. Convocati a mostrare ai figli che ciascuno ha un talento interiore che va solo trovato e curato, ciascuno ha la sua strada e il suo meraviglioso compito da realizzare. 

Convocati ad insegnare ai propri figli ad amare e rispettare un mondo che ha tante contraddizioni ma che non è impossibile da cambiare. Partendo dal piccolo operato quotidiano di ciascuno, cambiarlo per migliorarlo. 
Siamo convocati come educatori ed allenatori, nel difficilissimo compito di scegliere e al tempo stesso di dare possibilità a tutti, di premiare e stimolare, di provare a vincere e contemporaneamente di insegnare a perdere. Convocati ad accettare le scelte degli altri, le loro idee e a guardare gli altri con tolleranza e apertura. Ad essere amici, ossia a condividere il cammino con chi è accanto a noi.
Non c'è mestiere più complesso di questo, ma c'è speranza che questa convocazione ci renda più attenti e sensibili. 

Siamo convocati come esempi di adulti, come uomini e donne che pensano, riflettono, che imparano a non arrabbiarsi, che parlano deponendo le armi dell'egoismo. Perchè i bimbi ci guardano, e con ogni probabilità faranno i nostri stessi gesti e diranno le nostre stesse parole, quando saranno adulti.

Siamo convocati ad una partita che non ha nulla a che vedere con un campionato. Una partita che renderà i nostri figli non vincitori, ma uomini e donne felici, compiuti e completi. 

Tutti convocati, allora, che si giochi o che si resti sugli spalti. Ovviamente provvisti della tuta di rappresentanza della società e delle migliori scarpe. Perché la strada è dura e impervia, ma si può percorrere.

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